Per bullismo si intendono tutte
quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso messe in atto da parte di
un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da parte di un gruppo), nei
confronti di un altro bambino/adolescente percepito come più debole, la vittima.
Secondo le definizioni date
dagli studiosi del fenomeno, uno studente è oggetto di azioni di bullismo,
ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel
corso del tempo, alle azioni offensive messe in atto deliberatamente da uno o
più compagni.
Non si fa quindi riferimento ad
un singolo atto, ma a una serie di comportamenti portati avanti ripetutamente,
all’interno di un gruppo, da parte di qualcuno fa o dice cose per avere potere
su un’altra persona.
Il termine si riferisce al
fenomeno nel suo complesso e include i comportamenti del bullo, quelli della
vittima e anche di chi assiste (gli osservatori).
E’ possibile distinguere tra
bullismo diretto (che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima
e può essere di tipo fisico o verbale) e bullismo indiretto (che danneggia la
vittima nelle sue relazioni con le altre persone, attraverso atti come
l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la diffusione di pettegolezzi e
calunnie sul suo conto, il danneggiamento dei suoi rapporti di amicizia).
Quando le azioni di bullismo si verificano attraverso Internet (posta
elettronica, social network, chat, blog, forum), o attraverso il telefono
cellulare si parla di cyberbullismo.
Quali
sono le caratteristiche del bullismo?
Perché si possa parlare di
bullismo è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti:
- i protagonisti sono sempre bambini o ragazzi, in genere in età scolare, che condividono lo stesso contesto, più comunemente la scuola;
- gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni sono intenzionali, cioè sono messi in atto dal bullo (o dai bulli) per provocare un danno alla vittima o per divertimento;
- c’è persistenza nel tempo: le azioni dei bulli durano nel tempo, per settimane, mesi o anni e sono ripetute;
- c’è asimmetria nella relazione, cioè uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce, ad esempio per ragioni di età, di forza, di genere e per la popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei;
- la vittima non è in grado di difendersi, è isolata e ha paura di denunciare gli episodi di bullismo perché teme vendette.
A partire da queste premesse, è
importante ricordare che il bullismo non è:
- uno scherzo: nello scherzo l’intento è di divertirsi tutti insieme, non di ferire l’altro;
- un conflitto fra coetanei: il conflitto, come può essere un litigio, è episodico, avviene in determinate circostanze e può accadere a chiunque, nell’ambito di una relazione paritaria tra i ragazzi coinvolti.
Che cos’è il bullismo?
Per bullismo si
intendono tutte quelle azioni di sistematica prevaricazione e sopruso
messe in atto da parte di un bambino/adolescente, definito “bullo” (o da
parte di un gruppo), nei confronti di un altro bambino/adolescente
percepito come più debole, la vittima.
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Secondo le
definizioni date dagli studiosi del fenomeno , uno studente è oggetto di
azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene
esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni offensive messe
in atto deliberatamente da uno o più compagni.
Non si fa
quindi riferimento ad un singolo atto, ma a una serie di comportamenti
portati avanti ripetutamente, all’interno di un gruppo, da parte di
qualcuno fa o dice cose per avere potere su un’altra persona.
Il
termine si riferisce al fenomeno nel suo complesso e include i
comportamenti del bullo, quelli della vittima e anche di chi assiste
(gli osservatori).
E’ possibile distinguere tra bullismo diretto (che comprende attacchi espliciti nei confronti della vittima e può essere di tipo fisico o verbale) e bullismo indiretto (che
danneggia la vittima nelle sue relazioni con le altre persone,
attraverso atti come l’esclusione dal gruppo dei pari, l’isolamento, la
diffusione di pettegolezzi e calunnie sul suo conto, il danneggiamento
dei suoi rapporti di amicizia). Quando le azioni di bullismo si
verificano attraverso Internet (posta elettronica, social network, chat,
blog, forum), o attraverso il telefono cellulare si parla di cyberbullismo.
Quali sono le caratteristiche del bullismo?
Perché si possa parlare di bullismo è necessario che siano soddisfatti alcuni requisiti:
- i protagonisti sono sempre bambini o ragazzi, in genere in età scolare, che condividono lo stesso contesto, più comunemente la scuola;
- gli atti di prepotenza, le molestie o le aggressioni sono intenzionali, cioè sono messi in atto dal bullo (o dai bulli) per provocare un danno alla vittima o per divertimento;
- c’è persistenza nel tempo: le azioni dei bulli durano nel tempo, per settimane, mesi o anni e sono ripetute;
- c’è asimmetria nella relazione, cioè uno squilibrio di potere tra chi compie l’azione e chi la subisce, ad esempio per ragioni di età, di forza, di genere e per la popolarità che il bullo ha nel gruppo di suoi coetanei;
- la vittima non è in grado di difendersi, è isolata e ha paura di denunciare gli episodi di bullismo perché teme vendette
A partire da queste premesse, è importante ricordare che il bullismo non è:
- uno scherzo: nello scherzo l’intento è di divertirsi tutti insieme, non di ferire l’altro;
- un conflitto fra coetanei: il conflitto, come può essere un litigio, è episodico, avviene in determinate circostanze e può accadere a chiunque, nell’ambito di una relazione paritaria tra i ragazzi coinvolti.
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